GIANMARIA TESTA
PREZIOSO
11 tracce inedite
in uscita il 18 gennaio 2019
Questo è un disco imperfetto, però è anche un disco inaspettato e perciò prezioso. Anzi il più prezioso di tutti. Ci ho pensato e ripensato prima di farlo uscire, ma infine ho deciso, ci ho lavorato tanto di testa e di studio, con il fido Roberto Barillari, ed eccolo qui.
Il punto di partenza è costituito da registrazioni imprecise, per lo più fatte a scopo di deposito Siae o per farle sentire ad altri artisti, con uno strumento che è poco più di un Iphone e si chiama Zoom. Sono tracce uniche, non separate, con rientri e rumori che abbiamo cercato di correggere, sono provini, bozze di lavoro da tenere come base per futuri arrangiamenti e futuri lavori. Sono canzoni mai uscite o uscite, come spiegherò, in altre versioni e in altri contesti, mai, comunque, in questa forma. E’ un Gianmaria al lavoro, quello che sentirete qua sopra, un artista nel pieno movimento del suo pensare e del suo riflettere. Un privilegio sentirlo così, un privilegio che ho voluto condividere perché pensavo ne valesse la pena, perché non era giusto tenerlo solo per me.

GIANMARIA TESTA
“PREZIOSO”
15 Gennaio 2019
BONSAÏ MUSIC / SONY MUSIC
CD/Album
BRANO | TITOLO | DURATA |
1 | Povero tempo nostro [Video] [Brano e testo] | 3:06 |
2 | Questa pianura (LE PLAT PAYS) [Brano e testo] | 2:25 |
3 | La tua voce [Brano e testo] | 3:37 |
4 | Anche senza parlare [Brano e testo] | 3:56 |
5 | Una carezza d’amor [Brano e testo] | 4:03 |
6 | Alichino[Brano e testo] | 2:03 |
7 | Dentro la maschera di Arlecchino [Brano e testo] | 3:13 |
8 | Post-moderno rock [Brano e testo] | 3:16 |
9 | Sotto le stelle il mare [Brano e testo] | 2:21 |
10 | MERICA MERICA [Brano e testo] | 5:45 |
11 | X Agosto [Brano e testo] | 2:04 |
E’ l’ultimo regalo di Gianmaria e sento il bisogno di raccontarlo.
Povero Tempo nostro, il brano che apre il disco, è il più prezioso e il più emozionante di tutti, l’inedito dal quale sono partita. E’ una fotografia impietosa dei tempi nostri, una sorta di canzone biblica. E’ un pezzo che tenevo nel cassetto da un po’, non volevo sprecarlo e questa è stata l’occasione giusta. Gianmaria aveva pensato questa canzone come l’ultima di un nuovo lavoro, un altro album monografico, al quale rifletteva da tempo, un intero disco dedicato al tema della terra in tutte le sue accezioni, terra come suolo da lavorare nel quale riposano e germogliano i semi, ma anche terra come pianeta, come la casa che abitiamo e consumiamo. E’ stato registrato nello studio casalingo del nostro amico Claudio Dadone, chitarrista e medico, strepitoso in entrambi i ruoli.
povero tempo nostro
e povere fatiche
povera la Terra intera
che tutte intere le patisce
povero tempo nostro
e poveri questi giorni
di magra umanità
che passa i giorni e li sfinisce
lascia che torni il vento
e con il vento la tempesta
e fa che non sia per sempre
il poco tempo che ci resta
lascia che torni il vento
e dentro al vento la stagione
di quando tutto appassirà
per chi bestemmia le parole
di quando tutto appassirà
per chi bestemmia
le parole
parole e musica di Gianmaria Testa
Gianmaria Testa, voce e chitarra
Questa pianura e La tua voce sono le uniche due tracce già edite, entrambe già presenti in altri dischi usciti non a nome di Gianmaria e con una diffusione non così ampia. Ho voluto inserirle perché sono convinta che pochissimi, tra gli amanti di Gianmaria, le conoscano ed è un peccato perché sono belle e speciali. Questa pianura è la versione italiana (la traduzione e il vero e proprio adattamento è di Sergio Bardotti, un grande della musica italiana, paroliere e cantautore) di Le plat pays di Jacques Brel. E’ stata commissionata, in questa versione cantata da Gianmaria, dal Club Tenco per una compilation intitolata Bardoci e distribuita da Ala Bianca, che ringrazio per avermela concessa, una compilation nella quale compaiono altri grandi artisti della scena italiana e dedicata appunto a questo importante paroliere e traduttore. La tua voce, invece, è una canzone storica di Gianmaria, presente sul cd Lampo, ma qui in versione duetto, portoghese e italiano, con Bia, cantante brasiliana di casa a Montréal che l’ha voluta inserire nel suo disco Navegar, non distribuito in Italia e pochissimo in Europa. Sono due voci, quella di Bia e quella di Gianmaria, molto diverse per timbro ed estensione, ma che trovano in questo brano un mélange unico che credo faccia venire i brividi quando lo si ascolta.
parole di Sergio Bardotti /Jacques Brel
musica di Jacques Brel
Gianmaria Testa, voce e chitarra
Piero Ponzo, clarinetto
Nicola Negrini, contrabbasso
me leva longe daqui
pra fora deste quarto
com tuas mãos serenas
teus olhos
pra fora desse muro
me leva longe daqui
que eu sei
que devo seguir
qssa voz dea
você
portami fuori da qui
nell’aria che si muove
di tutti i tuoi capelli
e con i tuoi colori
portami via da qui
tu sei lontana per me
con la tua voce
portami via da qui
se vuoi
e vengo con te
con la tua voce
parole e musica di Gianmaria Testa
Gianmaria Testa, voce e chitarra
Bia Krieger, voce
Erik West-Millette, contrabbasso
Con Anche senza parlare si cambia genere. La storia di questo pezzo è particolare. Nasce nel 2014, scritta appositamente su mia richiesta per Mauro Ermanno Giovanardi, un artista col quale all’epoca lavoravo e col quale si voleva andare al Festival di Sanremo 2015, firmato Carlo Conti. “Gianmaria, ti prego scrivimi una canzone col ritornello per Sanremo e per Joe”, gli ho chiesto. Lui mi ha risposto che non era capace, che non era proprio il suo genere, ma poi d’improvviso e inaspettato, mi ha telefonato dalla Germania, dove era in tournée con Gabriele Mirabassi e mi ha detto: “Ce l’ho. L’ho registrata adesso durante il sound check con Gabriele che ci ha improvvisato un po’ su, te la faccio mandare via whatsapp dal fonico di qua”. E così io l’ho fatta sentire a Joe, che l’ha registrata con un altro arrangiamento e la sua sensibilità, l’ha inserita nell’album “Il mio stile”, uscito nel 2015 e io l’ho portata, ancora inedita, come se avessi per le mani un tesoro, a far ascoltare, a Roma, allo staff di Conti. Naturalmente non ci presero, “troppo intellettuale”, mi dissero, e quel Sanremo 2015 lo vinse Il Volo.
Fermiamoci qua
c’è una piega del mondo
che la vede soltanto chi non vive a metà
sotto l’ala del cielo
sopra il buio del fondo
c’è una piega del mondo
fermiamoci qua
E qualcosa sarà
o magari anche niente
neppure la gente che viene e che va
si può stare a guardare
anche senza parlare
nelle pieghe del mondo
quel che il mondo non sa
Ma lo sanno le tue mani
le tue mani intorno a me
non c’è oggi non c’è domani
solo adesso adesso c’è
solo adesso adesso c’è
Fermiamoci qua
c’è una piega del mondo
e la vede soltanto chi non vive a metà
sotto l’ala del cielo
sopra il nero del fondo
c’è una piega del mondo
amore di adesso
fermiamoci qua
E lo sanno le tue mani
e le mie e mani intorno a te
non c’è oggi non c’è domani
solo adesso adesso c’è
E lo sanno le tue mani
e le mie e mani intorno a te
non c’è oggi non c’è domani
solo adesso adesso c’è
solo adesso adesso c’è
parole e musica di Gianmaria Testa
Gianmaria Testa, voce e chitarra
Gabriele Mirabassi, clarinetto
I brani da Una carezza d’amor a Sotto le stelle il mare, sono stati scritti tutti per Paolo Rossi, sulla sua vocalità e sulla sua umanità. Paolo le ha cantate in tre dei suoi ultimi spettacoli: L’Arlecchino, il Molière e Rossintesta e ancora le canta, qua e là nei teatri d’Italia, accompagnato dai Virtuosi del Carso e da Emanuele Dell’Aquila. Sono tutti pezzi registrati da me, a casa nostra, con lo zoom. Sono la colpa che mi porto addosso, perché la mia registrazione era sempre un po’ distratta -“Ma non riesci a fare una cosa alla volta?” mi rimproverava immancabilmente Gianmaria-, e infatti nelle tracce originali, prima della lavorazione, ci sono molti rumori: matite che cadono, lontani squilli del telefono, camion che si indovinano al passaggio dalla finestra aperta. Barillari ha davvero superato se stesso con queste correzioni e per fortuna l’interpretazione di Gianmaria, dal canto suo, non è stata mai distratta, anche quando si trattava di registrare senza nessuna finalità pubblica, e la sua voce è così bella e profonda che ha la capacità di riempire tutti i buchi e tutte le mancanze tecniche. Così, anche in questi brani scarni, chitarra e voce, l’intensità è lì, intatta, potentissima. Sono sicura che anche voi, come me, quando li ascolterete, ci sentirete dentro degli arrangiamenti potenziali -questa è la forza delle canzoni di Gianmaria- e devo dire che per un po’ sono stata davvero tentata di arricchirle, queste canzoni, chiedendo aiuto, per delle sovraincisioni, a qualcuno dei tanti musicisti che hanno accompagnato Gianmaria in questi anni. Poi ho pensato che non fosse giusto perché Gianmaria non avrebbe potuto dire la sua. Soprattutto ho pensato che era meglio così, anche per una questione estetica, che fosse meglio lasciarle nude, nella loro veste da lavoro, nella loro bellezza in fieri, che fosse meglio origliare come da dietro una porta, rubarle un po’ e lasciarle finire nella testa di chi ascolta. Il lavoro su questi brani è stato dunque essenzialmente molto tecnico, trovare un bilanciamento, a tratti quasi impossibile, non avendo a disposizione tracce separate, tra voce e chitarra e a volte prendersi la responsabilità di rinunciare alla perfezione dell’una a vantaggio dell’altra. E’ stato un lavoro sui volumi, un grande lavoro di mastering.
Una carezza d’amor
Una carezza d’amor per te che all’amor non credi
Una carezza d’amor a te che l’amor non vedi
Una carezza d’amor per te che all’amor non chiedi
Niente, soltanto il caldo di un posto caldo per i tuoi piedi
Barbara, mettiamo un punto e virgola
Barbara, fra quei tuoi piedi e il cuor
Barbara, questa mia mano è naufraga
Cercava il cuor, ma i piedi, soltanto i piedi ha trovato ancor.
Una parola d’amor per te che all’amor non credi
Una parola d’amor a te che l’amor non vedi
Una parola d’amor per te che all’amor non chiedi
Niente, soltanto il caldo, un po’ di caldo per i tuoi piedi
Barbara, mettiamo un punto e virgola
Barbara, fra quei tuoi piedi e il cuor
Barbara, la mia parola brancola
Cercava il cuor, ma i piedi, soltanto i piedi ha trovato ancor.
Barbara, mettiamo un punto e virgola
Barbara, fra quei tuoi piedi e il cuor
Barbara, questa mia mano è naufraga
Cercava il cuor, ma i piedi, soltanto i piedi ha trovato ancor
Cercava il cuor, ma i piedi, soltanto i piedi ha trovato ancor
Cercava il cuor, ma i piedi, soltanto i piedi ha trovato ancor
parole e musica di Gianmaria Testa
Gianmaria Testa, voce e chitarra
sotto le stelle il mare
sotto le stelle il mare
sopra la faccia il sale
se trovo le parole
ti dico quanto mi piaci tu
sacca e risacca il mare
dall’alba spunta il sole
non trovo le parole
ma tanto è giorno
e non mi piaci più
con le donne faccio confusione
a volte mi dimentico anche il nome
io le dicevo Rita, era Marcella
e l’Alessandra la chiamavo Ornella
però Teresa la ricordo bene
e Anna non la scorderò mai più
di qualcun’altra niente mi sovviene
ma tanto sono andate
l’oblio è una virtù
sotto le stelle il mare
sopra la faccia il sale
se trovo le parole
ti dico quanto mi piaci tu
sacca e risacca il mare
dall’alba spunta il sole
non trovo la parole
ma tanto è giorno
e non mi piaci più
non è la mia memoria la questione
se non di tutte mi ricordo il nome
il fatto è che la testa mi cancella
la parte brutta e tiene quella bella
di tante storie vere che ho inventato
io mi ricordo tutto e anche di più
di quelle che ho vissuto quasi niente
ormai le ho cancellate
l’oblio è una virtù
sotto le stelle il mare
sopra la faccia il sale
se trovo le parole
ti dico quanto mi piaci tu
sacca e risacca il mare
dall’alba spunta il sole
non trovo la parole
ma tanto è giorno
e non mi piaci più
parole e musica di Gianmaria Testa
Gianmaria Testa, voce e chitarra
non sono il re dei saltimbanchi
vengo dal buio più lontano
dei vostri sogni malsognati
sono Gran Maestro e Ciambellano
e porto una maschera e sottile
più nera della pece del peccato
e porto dagli inferi la voce
dello spergiuro e del dannato
a chi mi crede malandrino
facile allo scherzo e allo sghignazzo
faccio uno sgambetto senza inchino
che di risate mi son rotto il cazzo
a chi mi crede malandrino…
io sono l’Alichin dei Malebranche
già della quinta bolgia i punitori
con Rubicante e l’orrido Cagnazzo
teniamo giù la testa ai barattieri
la testa gli teniamo nel catrame
bollente sia di fiamme che vergogna
a chi ha frodato gli altri per potere
a chi ha rubato senza aver bisogna
e non mi chiamate servitore
che non sono al soldo di nessuno
da dove vengo io non c’è padrone
e chi fa il padreterno vaffanculo
e non mi chiamate servitore…
parole e musica di Gianmaria Testa
Gianmaria Testa, voce e chitarra
appassiscono i colori
sulla giacca e i pantaloni
e vanno via dalle mani e dai pensieri
certi sogni più leggeri
che non riesco più a sognar
é la maschera che stringe
e mi toglie anche il respiro
ma non posso più tirarla via dal viso
che i miei occhi, quelli veri
e anche il naso
non li riconosco più
è tutta la vita
che abito un altro
e da tutta la vita mi chiedo
quell’altro chissà cosa pensa
quando pensa di me
è tutta la vita
che abito un altro
e da tutta la vita mi chiedo
quell’altro chissà
se poi pensa di me
si scolorano i colori
sulla giacca e i pantaloni
e non resta quasi niente nelle mani e nei pensieri
che i ricordi, quelli veri
non me li ricordo più
è tutta la vita
che vivo in un altro
è tutta la vita che penso
chissà cosa pensa quell’altro
quando pensa di me
è tutta la vita
che vivo in un altro
e da tutta la vita mi chiedo
quell’altro chissà
se poi pensa di me
parole e musica di Gianmaria Testa
Gianmaria Testa, voce e chitarra
la meccanica quantistica del rusco interinal
e la legge che governa l’algoritmica del Pil
le carote biotransgeniche e la carne al pentothal
dentro i piatti di allumino della mensa comunal
farsi un selfie sulla spiaggia fra barconi e minislip
da postare su Facebook
(col Photoshop)
post-moderno rock
post-moderno rock
le manovre del governo raccontate dentro ai tweet
che se passa la fiducia poi diventano uno spot
stare in casa quando piove perché aumentano lo spread
stare in casa chiusi a chiave come l’ultimo dei nerd
e guardare giù per strada se succede un altro crash
da postare su Facebook
(la foto-shock)
post-moderno rock
post-moderno rock
far la fila sotto il sole perché vendono l’ iPhone
o bruciarsi la pensione dentro un bar a slot-machine
e di sera addormentarsi mentre parla l’anchorman
con l’esperto che da Londra gli racconta qual è trend
non c’è un cane che mi ascolta ma ho tre amici su Facebook
quasi quasi cambio look
(col Photoshop)
post-moderno rock
post-moderno rock
parole e musica di Gianmaria Testa
Gianmaria Testa, voce e chitarra
I due brani che chiudono il disco sono infine due piccoli gioielli, tratti entrambi dalla registrazione fortunosa di uno spettacolo che Gianmaria faceva con Giuseppe Battiston, ITALY, un poemetto di Giovanni Pascoli, poco conosciuto e bellissimo, che racconta di quando gli emigranti eravamo noi e di quando uscirono dal nostro paese oltre 60 milioni di Italiani, una vera e propria altra Italia che andava all’estero a cercare lavoro e fortuna. Merica Merica è una canzone popolare che ha cantato anche Caetano Veloso, Gianmaria la suonava col dobro e l’armonica a bocca, in mezzo si sente la voce inconfondibile di Battiston che legge alcune delle lettere che gli emigranti italiani scrivevano, pieni di nostalgia, ai familiari che erano restati in patria. X agosto, invece, è la messa in musica della poesia di Pascoli, quella che tutti noi abbiamo studiato a memoria a scuola, alle elementari o alle medie. Sono le stesse parole precise, nessun cambiamento, ma con la musica e la voce di Gianmaria acquistano, mi pare, una forza e una potenza nuova e restituiscono alla poesia tutta la sua ineluttabile tragicità.
Dalla Italia noi siamo partiti
siamo partiti col nostro onore
trentasei giorni di macchina e vapore,
e nella Merica noi siamo arriva’.
Merica, Merica, Merica,
cosa sarà mai questa Merica?
Merica, Merica, Merica,
un bel mazzolino di fior.
E alla Merica noi siamo arrivati
non abbiam trovato né paglia e né fieno
abbiam dormito sul nudo terreno,
come le bestie abbiam riposa’.
Merica, Merica, Merica,
cosa sarà mai questa Merica?
Merica, Merica, Merica,
un bel mazzolino di fior.
E la Merica l’è lunga e l’è larga,
l’è circondata dai monti e dai piani,
e con la industria dei nostri italiani
abbiam formato paesi e città.
Merica, Merica, Merica,
Merica, Merica, Merica,
cosa sarà mai questa Merica?
Merica, Merica, Merica,
un bel mazzolino di fior.
Merica, Merica, Merica,
cosa sarà mai questa Merica?
Merica, Merica, Merica,
un bel mazzolino di fior.
Gianmaria Testa, voce, dobro, armonica
Giuseppe Battiston, voce
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
1l’uccisero: disse: Perdono;
1e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!
parole di Giovanni Pascoli
musica di Gianmaria Testa
Gianmaria Testa, voce e chitarra
Ecco qua, niente di più, questa è la storia di questo disco, l’ultimo di Gianmaria, il più Prezioso.
Paola Farinetti