Estratti rassegna stampa nazionale
“Da questa parte del mare”

“…Gianmaria merita di essere ormai considerato tra le realtà maggiori della canzone d’autore e per questo Da questa parte del mare è atteso con grande trepidazione. Chi ha già ascoltato qualcosa ne parla con accenti entusiastici. Non resta che aspettare un mese ancora”.

Giorgio Maimone – “Il Sole 24 ore”, 8 settembre 2006

“Oggi si può fare ancora un disco politico ma non ideologico? Una risposta positiva la fornisce Da questa parte del mare, concept-album del cantautore cuneese Gianmaria Testa in uscita europea il 13 ottobre. Se da un lato infatti il lavoro è un viaggio nella drammatica attualità dell’immigrazione in Italia, fra reminescenze di De Andrè e ricordi delle tragiche esperienze degli italiani migranti di ieri, dall’altro Testa ha fatto scelte rigorose e soprattutto non vuol sentire parlare di musica politica uguale musica ideologica…”.

Andrea Pedrinelli – “L’avvenire”, 3 ottobre 2006

“… Occhialetti tondi, baffi elettrici alla George Brassens, ha licenziato negli anni una discografia umorale che ora si arricchisce di un altro capitolo bellissimo: Da questa parte del mare, album-elegia sui tempi nostri, sul mondo dell’emigrazione e di chi, clandestino o no, muove passi incerti e decisi su una terra straniera, a volte ostile…”.

Ugo Bacci – “L’Eco di bergamo”, 3 ottobre 2006

“… Gianmaria attacca a cantare quello che forse è il suo primo disco “impegnato”. La cifra stilistica è quella consueta, pennellate minimali e incisive che accennano e smuovono piuttosto che declamare apertamente. E’ un sussurro piuttosto che un grido, che si mescola a parole straniere, a un lamento dell’anima. Gianmaria non è un cantastorie nel senso tradizionale della parola, sono riflessioni poetiche, le sue, non canti epici, ma dietro ci sono tutti gli interrogativi che si alzano a seguire i movimenti dei popoli, la ragione dura del partire per attraversare deserto e mare, la decisione di portare i propri figli a “morire dall’altra parte” nella speranza, invece, di dar loro una possibilità di vivere…”.

Lucia Carenini – www.bielle.org, 3 ottobre 2006

“… Da questa parte del mare è un disco tanto bello quanto complesso, per come viaggia tra la canzone popolare, il jazz, il cantautorato. E’ quello che, in altri tempi, si definirebbe concept-album, perché racconta l’immigrazione, ma vista dal punto di vista occidentale… Tra i punti di riferimento, musicale o nell’attenzione alle minoranze silenziose dei testi, Testa cita De André, a cui rende omaggio in canzoni come la giocosa Porta Palazzo, filastrocca che racconta di un parto per strada nel mercato torinese diventato quasi una kasbah. Ora lo attende un lungo periodo di impegni: concerti, all’estero, Francia e Germania, ma anche in Italia, tra il 25 ottobre e il 22 dicembre. Che sia la volta buona che in Italia anche il grande pubblico si accorga di lui?”.

Gianni Sibilla – www.rockol.it, 4 ottobre 2006

“Amato più Oltralpe che in patria, il cantautore-capostazione di Cuneo ha inciso il suo primo concepì album: Da questa parte del mare nei negozi la prossima settimana, è un disco intenso e severo, emozionante, con cui Gianmaria Testa conferma il proprio talento dieci canzone nuove di zecca più Miniera di Bixio Cherubini (1927), tutte dedicate al tema dell’emigrazione…”.

Enzo Gentile – “Il Mattino”, 4 ottobre 2006

“Ma non era così che mi avevano detto il mare. Una voce metallica e scura ci riporta nel mitico antro di De Andrè. Mentre chitarre affilate e brune affettano parole di sabbia e nebbia. Gianmaria Testa ha scritto in una manciata di anni il suo racconto migrante in Da questa parte del mare. Un capolavoro della nostra canzone in undici storie, ballate, racconti. Fra Paolo Conte e Fabrizio. Equidistante, perché Gianmaria Testa ha la biodiversità geniale delle lenticchie e dei fagioli… Gianmaria Testa è artista totale, da Buscaglione a Ferrè…la frequentazione di Enrico Rava e Stefano Bollani, Marco Paolini ed Erri De Luca. Di quelli che dissodano e inseminano questo magnifico album. Paolo Fresu, Enzo Pietropaoli, Claudio Dadone, Piero Ponzo e Gabriele Mirabassi. Il direttore artistico Greg Cohen e la chitarra di Bill Frisell. Ma queste sono briciole di cronaca di fronte al sentimento della memoria e all’intelligenza del cuore di questo lungo sguardo sulla gente che arriva dal mare…”

Marco Mangiarotti – “Il Giorno”, 7 ottobre 2006

“… Il disco è bellissimo, è un’opera intensa, appassionata e partecipata. Forse troppo intensa, troppo appassionata e troppo partecipata, per dar luogo a un capolavoro… Il risultato è esplosivo. Ma esplosivo è un termine bifronte: contiene una carica positiva ed una negativa. Da questa parte del mare quindi ogni tanto esplode ed ogni tanto implode. E’ evidente che sia uno degli album più importanti prodotti quest’anno. Tema giusto e di attualità, musica di altissimo livello, supportata da grandi e grandissimi strumentisti, testi ai vertici della poesia, senza una sbavatura, senza una critica sensata che si possa porre loro… In alcuni momenti si toccano vertici assoluti, in un prodotto che naviga sotto un altro cielo rispetto alla musica merce.”.

Leon Ravasi – www.bielle.org, 11 ottobre 2006

“… Temi e parole potenti, le sue, su note belle e mai figlie del virtuosismo, accompagnati dalla voce e l’anima di un Paolo Conte e l’ispirazione di un De Andrè meno impetuoso. Ma in lui c’è anche Cohen, Dylan, una tradizione precisa. E’ forse dal cantautore genovese che ha tratto il coraggio di dare alla luce un lavoro importante e difficile: Da questa parte del mare, in uscita oggi. Un concept album sull’immigrazione, undici tracce strettamente legate, sofferte. In un racconto senza retorica…”.

Boris Sollazzo – “Liberazione”, 13 ottobre 2006

“Non cercate un sorriso qua dentro. Non lo troverete. Non cercate redenzione o speranza, perché non ve ne sono. Gianmaria Testa ha prodotto un disco rigoroso e serio, triste e compreso, intenso e violentemente poetico, dove l’ombra di un sorriso è sfiorato solo in un pezzo, ma è un sorriso ironico e disperato, dalla parte degli ultimi. “Dal letame nascono i fior” diceva De André, e qui “hanno posato sul banco dei fiori”, intorno ai garofani e alle gardenie, il frutto di uno “sgravidamento sul suolo pubblico comunale”. E’ l’unico sorriso, contenuto ne Al mercato di Porta Palazzo.
… Ne esce una suite in undici episodi, un concepì album sul viaggio, inteso come fuga alla ricerca di una nuova patria, di un biglietto per la sopravvivenza, se no per una vita meno agra… Mirabilmente orchestrato dalla direzione artistica di Greg Cohen, bassista americano e vecchio sodale di Tom Waits e con la partecipazione di ospiti eccezionali come Bill Frisell alla chitarra e Paolo Fresu alla tromba, Gianmaria Testa dà alle stampe un album che è un vero urlo nel pattume della musica, anche cantautorale, di questi anni… E’ un disco che non si può passare sotto silenzio, ma non è nemmeno un album facile. Bisogna ascoltarlo con attenzione, anche quando la voce diventa solo un sussurro e rischia di perdersi nell’ordito più forte della musica. Soprattutto bisogna ‘sentirlo’ più che ascoltarlo. E avere voglia di sentirlo. Non è certo un disco per tutti i momenti e tutte le stagioni, né da radio o da autoradio. E’ un radiodramma, è teatro da camera, è musica dell’anima che tra strazi e sofferenze, si arrampica fino a vedere il riflesso del cielo, sulla superficie del mare in cui magari affogare…”.

Giorgio Maimone – “Il Sole 24 ore”

“Da questa parte del mare è ciò che un tempo si definiva un “concept album”: una sorta di lungo racconto, una ballata in ritmi e forme diversi, che esplora il fenomeno, antico e moderno, della migrazione. Il viaggio della disperazione e della speranza, lo sradicamento, il dramma dell’essere altrove. Non c’è retorica, non c’è ricerca dell’effetto facile: Testa è un narratore; partecipe, ma per nulla incline, alla ruffianeria. E’ questo è uno dei pregi del disco. Altro pregio una scrittura musicale eccellente, forse fin troppo: nel senso che tanto rigore non aiuta le fortune commerciali. Ma non credo che questa sia la preoccupazione principale dell’autore.
Infine è giusta l’idea di dividere in qualche modo il disco in due parti; la prima dedicata ai migranti di oggi, ai loro viaggi terribili attraverso un mare cattivo e nemico; mentre la seconda ci ricorda che migranti siamo stati anche noi italiani: Ritals è una canzone che va ascoltata e meditata; e poi c’è il recupero di Miniera, classico strappalacrime degli anni Venti che Testa ben reinterpreta spogliandolo della demagogia populista dell’originale…”

Gabriele Ferraris – Tuttolibri (La Stampa), 14 ottobre 2006

“Sesto disco per Gianmaria Testa, cantautore di cuneo apprezzato in mezzo mondo. Da questa parte del mare è un concepì album, interamente dedicato al tema delle migrazioni moderne. Concetti come i movimenti di popoli che attraversano latitudini vengono rappresentati da sonorità acustiche. Motivazioni della partenza, sofferenze, sradicamento e smarrimento. Questo filo rosso rende l’ascolto simile alla lettura di un romanzo.
La vena introspettiva e intimista di Testa emerge chiara in Seminatori di grano, ma ancor di più in Forse qualcuno domani, in Rrock con una mirabile coda strumentale di clarinetto, in Al mercato di Porta Palazzo e Tela di ragno, nelle quali la forma canzone è classica, ma sapiente. Direzione artistica di Greg Cohen. La chitarra di Bill Frisell in quattro brani aggiunge prestigio e qualità alle composizioni, così come l’impeccabile tromba di Paolo Fresu”.

Mario Luzzatto Fegiz – “Corriere della Sera”, 15 ottobre 2006

“In un periodo come questo, in cui il disco sta perdendo la propria identità, spezzettata in mille singoli spesso digitali, ci vuole coraggio a fare un concepì album, ovvero una raccolta di tracce che narrano una storia unitaria, ruotando intorno ad un unico concetto. Questo è quello che ha fatto Gianmaria Testa che, con il nuovo album Da questa parte del mare, ha deciso di raccontare una realtà a noi molto vicina e spesso drammatica, quella delle moderne migrazioni…”.

“Il Tirreno”, 15 ottobre 2006

… Di brano in brano Testa costruisce una storia che fa parte del nostro patrimonio passato e presente. E lo fa con una straordinaria qualità musicale. Complici anche i musicisti ai quali il cantautore di Cuneo si accompagna: il chitarrista americano Bill Frisell, splendido facitore di atmosfere tremolanti, presente in ben quattro tracce… E poi Greg Cohen… E ancora: paolo Fresu alla tromba, Enzo Pietropaoli al contrabbasso, Gabriele Mirabassi al clarinetto, la fisarmonica di Luciano Biondini, il sax di Piero Ponzo, la chitarra di Claudio Dadone: la qualità degli strumentisti di Testa è davvero alta…. Da questa parte del mare è un disco malinconico e lucidissimo, raccontato da “una piccola città dove non passano i tram”, come canta Testa nel frammento finale… A voler sottolineare che anche il punto di vista della narrazione, il luogo da cui si osserva il mondo –le migrazioni, le sofferenze, le abiure- anche quello è un luogo marginale…”.

Gianluca Veltri – “Quotidiano della Calabria”, 16 ottobre 2006

“Timbrica vocale in parte riconducibile a Paolo Conte, la chitarra ispirata di Bill Frisell, testi ispirati come sempre più raramente se ne incontrano e una musica semplice, ma curata, pudico accompagnamento della parola cantata: atmosfera del bel cantautorato che fu. Gianmaria Testa è adorato in Francia. A New York riempie i teatri. Da noi è ancora il “cantautore ferroviere”, quello che chissà come ha riempito l’Olympia di Parigi…”

Andrea Scanzi – “La Stampa”, 18 ottobre 2006

“… Il disco è armonizzato e sontuosamente prodotto da Greg Cohen, realizzato alla Fonoprint di Bologna e arricchito da ospiti di lusso come il chitarrista fusion Bill Frisell e il trombettista Paolo Fresu… L’album è pregevole nella poetica dei testi, tutti presenti nel bel libricino interno e potente nella semplicità degli arrangiamenti. Potente in brani come Rrock dal lungo finale in cui la chitarra di Frisell svetta; l’ombra dell’amatissimo De André, ma anche di Leonard Cohen nei brani più intimistici, cala su Il mercato di Porta Palazzo…”.

Bruno Marzi – “Il Gazzettino”, 18 ottobre 2006

“…Affiancato dal fido Gabriele Mirabassi al clarinetto, Gianmaria Testa produce il suo disco più convincente, valorizzato dalla collaborazione con alcuni musicisti di prestigio: Paolo Fresu alla tromba, Luciano Biondini alla fisarmonica e, in tre brani, la splendida chitarra di Bill Frisell. L’impeto da sagra popolare di Al mercato di Porta Palazzo è un omaggio nascosto alla Bocca di Rosa di De André, mentre Ritals, che ricorda l’emigrazione italiana verso la Francia, è dedicata alla memoria dello scomparso Jean-Claude Izzo”.

Fausto Meirana – “Corriere Mercantile”, 19 ottobre 2006

“…Testa racconta storie di moderne migrazioni nel suo nuovo disco, il più bello dei cinque da lui finora realizzati, diretto da Greg Cohen e supportato da musicisti come Gabriele Mirabassi, Paolo Fresu, Enzo Pietropaoli, Philippe Garcia e Luciano Biondini… Voce scura e tagliente, crea un’ambientazione diversa per ogni brano virando sul blues, catturando i suoni da festa paesana per raccontare il mercimonio di Al mercato di Porta Palazzo. E ricorda a chi mal sopporta l’ondata clandestina, l’esilio del migrante italiano, ripescando un brano del 1927 di Cherubini e Bixio (!) Miniera”.

S.Cr. – “Alias”, 21 ottobre 2006

… A tre anni di distanza da altre Latitudini, ecco dunque un disco bello e complesso che racconta l’immigrazione da un punto di vista occidentale, a metà tra canzone popolare, cantautorato e un tocco di jazz, e vi porta dietri i suoi “ma” e “perché”, sulle ragioni che spingono e motivano alla sofferta partenza, l’attraversamento di deserti e mari… E canzoni bellissime come Ritals, Il passo e l’incanto, Al mercato di Porta Palazzo, che un po’ ricordano il primo De andrè di Bocca di Rosa…”.

Lucia Marchiò – “Repubblica” (Genova), 26 ottobre 2006

Una drammatica fuga dalla disperazione. Un sogno fermo come il cuore di un immigrato in una spiaggia pugliese. E’ nato così il concept-album Da questa parte del mare che Gianmaria Testa dedica alle migrazioni moderne e che porterà in tour in Italia a partire dal prossimo 25 ottobre… L’album è di una intensità fortissima…”.

Fabrizio Basso. – “Il Secolo XIX”, 26 ottobre 2006

Sta diventando profeta anche in patria, Gianmaria Testa. Il cantautore/ferroviere piemontese, affermatissimo in Francia, a poco a poco sta conquistando la ‘sua’ Italia con il nuovo disco Da questa parte del mare…”.

Alberto Bruzzone. – “Corriere Mercantile”, 26 ottobre 2006

Canta gli emigranti di ieri e di oggi, Gianmaria Testa. Quelli che partivano dal Molo Beverello per far fortuna in America, ma anche i disperati che giorno per giorno provano ad attraversare il mediterraneo a bordo di barconi pieni zeppi. Stasera e domani alla Galleria Toledo il cantautore piemontese presenterà in quartetto l’ultimo splendido disco, Da questa parte del mare, un concepì-album così come si usava fare una volta… Un disco con cura meticolosa dei testi e riferimenti espliciti al maestro De Andrè…”.

“Leggo” (Napoli), 27 ottobre 2006

“… Gianmaria Testa dedica un intero album, forse il suo più bello ed intenso, alle storie di chi “deve” emigrare: Da questa parte del mare. Un occhio è ricolto a noi, il noi che ci piace ricordare, gli italiani che “in America devono andare”, l’altro a chi preme, oggi, dai mille bordi del Mediterraneo…. Nel disco c’è la supervisione di Greg Cohen, il bassista che ha spesso costruito il suono di Tom Waits, la chitarra stellare di Bill Frisell, ed altre (consuete) eccellenze: il clarinetto di Gabriele Mirabassi, la fisarmonica di Luciano Biondini, la tromba di Paolo Fresu. Ma soprattutto ci sono le parole, vestite di una musica che strappa le emozioni, ma problematiche, durissime…”

Guido Festinese – “Il Manifesto” – 28 ottobre 2006

“Peccato che dalla scaletta manchi Ritals, l’omaggio a Jean-Claude Izzo, quasi una versione in musica del Nuovomondo di Crialese… Gianmaria Testa, dal palco della Galleria Toledo snocciola quasi per intero il suo ultimo album Da questa parte del mare, al primo posto della classifica dei dischi indipendenti più venduti della settimana, danso voce alla coscienza sporca del Paese… Testa non denuncia, non punta il dito, usa la forma canzone chiedendo ai suoi musicisti suoni amabili e melanconici, teneramente spruzzati di jazz. Non insegue i suoni dei popoli migranti, ma le loro storie, i loro bisogni, il nostro rifiuto d’accoglienza sottolineato dall’antica Miniera di Bixio-Cherubini, vicenda di italica emigrazione… Il recital, delizioso e retrò, cita Erri De Luca, usa l’ironia timida dei piemontesi, recupera dal canzoniere passato di Gianmaria Jocking Lady, Un aeroplano a vela, Gli amanti di Roma e Il Valzer di un giorno, ricordando quanto sia preziosa e benvenuta la scelta della ristampa della discografia voluta da Egea/Le Chant du Monde”.

f.v. – “Il Mattino”, 31 ottobre 2006

“… Se non fosse che Gianmaria Testa ha licenziato sino ad oggi dischi molto belli, saremmo tentati di segnalare questo come il migliore: il più intenso e poetico, anche musicalmente parlando. Non ce la sentiamo, perché album come Montgolfières, Extra-Muros e Lampo, hanno lasciato una traccia profonda nel campo della canzone d’autore, non solo in Italia, anche in Francia, dove Testa è una piccola celebrità… Testa è l’ultimo dei cantautori. Non c’è un solo segnale di cedimento nella sua ispirazione. Il pop resta fuori gioco, e la musica si alimenta di suggestioni e sapori vagamente jazzy…”.

Ugo Bacci – “Rockerilla”, ottobre 2006

“…La musica è scabra, essenziale; la voce di Testa profonda e, qua e là, raucamente lirica; la produzione di Greg Cohen ha dato agli strumenti la forza di un soffio, sottile e ostinato. Lo sforzo di Luciano Biondini, Enzo Pietropaoli, Paolo Fresu e tutti gli altri a cui si aggiunge ogni tanto Bill Frisell, da al CD un tono, davvero, internazionale: un fattore non insolito per chi ha cominciato ad avere successo all’estero (in Francia, per l’esattezza) ma che qui diventa sinonimo di vedute ampie e di un peso lirico compiuto. L’unico pezzo non originale, Miniera di Bixio-Cherubini, ricorda il nostro passato di povertà da emigranti, che abbiamo rimosso troppo in fretta. Del resto, tutto l’album è proteso verso suggestioni che vanno altrove, mescolano luoghi e ricordi; un procedimento che l’autore svolge con una capacità poetica di pochi. Da questa parte del mare strugge e fa anche un po’ arrabbiare: sentimenti che vorremmo provare più spesso ascoltando un disco d’autore”.

John Vignola – Audioreview, ottobre 2006

“Un piccolo-grande capolavoro, un concepì album che tratta con vena poetica e senza retorica uno dei temi sociali più scottanti: gli emigrati clandestini e i loro viaggi verso una nuova vita o –come spesso accade- la morte. Soprattutto un disco coraggioso che non scade mai nell’invettiva politica, ma sussurra tante storie sorrette da tappeti sonori avvolgenti e raffinati. Una delle migliori uscite del 2006”.

“Il Tirreno”, 5 novembre 2006

Curiosa la parabola artistica di questo cantautore: nato a Cuneo, Gianmaria Testa è esploso in Francia nel 1996, ottenendo grandissimo ed imprevisto successo in due templi mondiali della canzone, il New Morning e l’Olympia di Parigi, e incidendo Oltralpe i primi tre dischi. Solo successivamente è potuto divenire “profeta in patria”, almeno per una ristretta cerchia di cultori. Il suo non è un successo da grandi cifre, ma di grande classe. Le sue canzoni non passano per radio, non diventano tormentoni estivi e per questo, forse, la grande popolarità arriverà solo per qualche fortuito caso. Intanto Da questa parte del mare è il nuovo album di questo cantautore old-style che sembra davvero piombato qui dagli anni ’70 (la qual cosa non vuole essere una critica, anzi!). Un concepì-album interamente dedicato ad un unico argomento: le migrazioni moderne. Interprete dalla voce profonda e intensa, Gianmaria Testa sa infondere poesia nelle piccole storie quotidiane e nebbiose della provincia, lasciandola galleggiare su musiche che si spostano con naturalezza nei generi più vari, dal valzer alla bossanova””.

L.M.. – “City” (Bologna), 10 novembre 2006

“Il disco 2006 per la canzone d’autore è Da questa parte del mare del cuneese Gianmaria Testa. Un album dedicato alle migrazioni, ai “seminatori di grano” che approdano tra la discarica e la ferrovia, agli imbarcati “che non era così che mi avevano detto il mare”, a una bimba nata al Mercato di porta Palazzo. Capolavoro”.

“Io donna” – 11 novembre 2006

“Definire Gianmaria Testa è difficile… non si può riassumere in una sola parole. Bisogna ascoltarlo per capire che quello che dice appartiene al mare e, come l’acqua, non si può fermare nelle parole, come non si può spiegare quest’ultimo disco Da questa parte del mare) che riesce ad emozionare… Un concepì album in tempi in cui diventa anacronistico concettualizzare la musica, dare un senso ad insieme di canzoni che non sia solo rispondente al mercato; Testa si libera dall’ossesione delle classifiche e rinnova il solco tracciato negli anni delle ricolte e delle ideologia e crea un disco del quale non ci si riesce ad allontanare con facilità…”.

Marco Ranaldi – “La Rimascita” 17 novembre 2006

“Syorie dolenti d’immigrazione raccontate con la poesia sobria e il colto minimalismo folk di un De Andrè post-moderno. Il ferroviere cuneese, popstar in Francia e artista di nicchia in patria, si conferma più interessato alla qualità che alla popolarità. Razza rara, la sua: da preservare e valorizzare”.

f.co. “Famiglia Cristiana” – 23 novembre 2006

“Da questa parte del mare di Gianmaria Testa è un concept album dedicato al tema dell’emigrazione e realizzato con estremo pudore e senso poetico, in alcuni casi quasi toccante. Undici confezionate in modo elegante che si legano tra loro non tanto per realizzare una storia, quanto per sviscerare alcuni punti fondamentali che questo fenomeno presuppone….”

Roberto Caselli – “Jam”, novembre 2006

“… Sono parole prive di retorica e musiche trattenute, sulla scia delle ballate popolari, ben servite dall’apporto di Paolo Fresu, Enzo Pietropaoli, Luciano Biondini; l’ascolto scabro, essenziale, si carica di toni dolenti e di una poesia che nega l’eccesso e, così, colpisce davvero a fondo. Il disco più maturo e toccante di Testa, capace di riaprire ferite e di porre molti dubbi sulla nostra vita quotidiana, affidandosi a versi e note che sono patrimonio della migliore canzone d’autore, non solo italiana.”

John Vignola – Mucchio Selvaggio”, novembre 2006

“… sembra di notare il raggiungimento di una maturità artistica a tutto tondo del cantautore che sforna un disco bellissimo, nelle musiche e nelle liriche che, grazie al tessuto secondo cui è stato realizzato l’album, sembrano un avvincente romanzo più che un susseguirsi di canzoni …. Testa esplora,mischia, cede e trattiene emozioni da sapiente chansonnier: non c’è un brano non consigliabile, ma Tela di ragno si erge sopra le altre soprattutto per il testo, davvero lirico. Imperdibile”

Paolo Corciulo – “Suono”, novembre 2006

“Greg Cohen (Tom Waits, De Gregari) a produrre, Bill Frisell, Paolo Fresu, Enzo Pietropaoli a suonae. Da questa parte del mare ci siamo noi, e Gianmaria Testa racconta con la delicatezza di chi ha il senso di colpa per un’appartenenza che gli altri non hanno. Racconta storie di emigranti, sussurrate come le fiabe dei nonni, come se quel dolore avesse bisogno del rispetto del silenzio. E la musica è tonda, circolare, avvolgente… Eticamente commovente”

Maurizio Iorio – “Rockstar”, novembre 2006

“Bel disco per Gianmaria Testa che si conferma uno dei più importanti autori italiani. Va dato atto al musicista piemontese che con questo album concepì… ha raggiunto il vertice della sua carriera compositiva. Ottimi gli arrangiamenti curati da Greg Cohen…, perfette le performance in studio dei musicisti locali, arricchiti in quattro brani della presenza del trombettista Paolo Fresu e di Bill Frisell, uno dei chitarristi più quotati di quest’ultimo decennio, ma come sapranno i lettori buscaderiani non è sufficiente questo per superare le quattro stelle di merito. Per superarle ci vuole altro e Testa affronta l’ostacolo componendo una serie di canzoni ispirate all’immigrazione… Un album toccante di cuore e di testa: certamente tra i migliori dischi italiani di quest’anno”.

Guido Giazzi. – “Buscadero”, novembre 2006

Il nuovo album di Gianmaria Testa si intitola Da questa parte del mare, ed è forse il suo più originale e intenso a tutt’oggi. E’ un disco a tema, di quelli guidati da un’idea forte, poetica, prima che musicale. A differenza di altri suoi lavori, qui Testa guarda oltre Atlantico più di quanto si aspetti. Anzi, ci si mette in piedi e da lì guarda oltre il mare. Insieme a lui, tra gli altri, la chitarra di Bill Frisell e la collaborazione importante di Greg Cohen… Un disco nuovo anche musicalmente, quind,i meno acustico…”.

Claudio Chianura – “InSound”, novembre 2006

Strumenti acustici, profumi jazz e atmosfere rarefatte. Lo chansonnier che ha fatto innamorare la Francia ritorna con uno splendido disco che racconta il dramma delle migrazioni moderne con canzoni che oscillano con dolcezza tra speranze e disilluse riflessioni”.

Carmelo Genovese, “Elle Decor”, novembre 2006

“… la musica di Gianmria Testa sembra arrivare da lontano ed è pensata per andare lontano. La storia ricorderà che il capostazione della città Piemontese, oggi in aspettativa, riceverà proprio in Francia i primi applausi convinti, è lì che inciderà il suo primo disco, ed è lì che si accorgeranno di lui molto prima che da noi, distratti e obbligati come siamo a convivere con molte evidenze musicali senza storia e senza destino… Un disco importante che raccoglie ospiti importanti: la direzione artistica è di Gre Cohen che ha chiamato a suonare musicisti del calibro di Bill Frisell, paolo Fresu e il chitarrista Claudio dadone…”.

Danilo Moretti. – “Top Fly”, novembre 2006

“Undici tracce che hanno un’immagine salda come sfondo: il viaggio, l’emigrazione, la disperazione, la contaminazione. Testa riesce a creare, a parole e in musica, forti suggestioni mantenendo, in punta di piedi, una delicata malinconia fatta di colori caldi, pastosi, aridi..”.

Rocco Rossitto – Casablanca”, novembre 2006

Canta sussurrando, ma suona cazzuto, miscelando forza e anima, ponendosi a capo di un bel gruppo di lavoro… C’è chitarra, voce, tromba e contrabbasso, C’è blues, ci sono lente ballate, fisarmoniche dal sapore andino. C’è una storia bella. Di gente che parte e che arriva a fatica. E c’è un disco bellissimo, leggero, profondo, poetico, che non sgomita. Seminatori di grano apre in modo dirompente, La nostra città chiude in modo ermetico, essenziale. In mezzo, un lungo viaggio”.

Laura Rizzo – “Muz”, novembre/dicembre 2006

“…Da questa parte del mare è uno di quei dischi che va ascoltato più volte e attentamente perché all’inizio mostra alcune ‘rigidità’. Va come ‘scongelato’ e ascoltato a volume crescente, meglio se in cuffia, per cogliere ogni sfumatura musicale, di cui è ricco. Gianmaria Testa ha avuto dunque il coraggio di fare un concepì album e di dichiararlo come tale. Parla di migrazione e parte da un’esperienza vissuta da lui personalmente, a inizio anni ’90, con l’arrivo di clandestini su una spiaggia. Per uno di loro non c’è stato più niente da fare. Un cantautore intimista come Gianmaria però non saprebbe scrivere proclami o pamphlet politici, nemmeno se lo volesse. Così interiorizza l’accaduto, lo fa sedimentare e, a distanza di 14 anni, produce questo viaggio dalla parte degli ultimi…

Simone Mercurio – “Il Giornale” (Roma), 14 dicembre 2006

“Un disco speciale sin dal titolo, Da questa parte del mare, forse il più completo fin qui realizzato da Gianmaria Testa, licenziato per la Fandango. Sia per le tematiche affrontate, il disagio dei migranti, l’incapacità da parte dell’occidente di accettare “l’altro”, il dramma della solitudine e il distacco dalla terra, sia per la parte musicale realizzata a quattro mani con il contrabbassista americano Greg Cohen, il clarinettista Gabriele Mirabassi, Claudio dadone alla Chitarra e l’estroso batterista Philippe Garcia. E’ occasione speciale quella di vederli questa sera insieme –in esclusiva per l’Auditorium… ”.

“Il Manifesto”, 14 dicembre 2006

Testa Gianmaria (cantautore)
L’ultimo CD, Da questa parte del mare, è incentrato su storie di emigrazione e non vincerà mai il premio Borghezio. Per me è il suo migliore lavoro, molto denso. Segnalo in particolare Ritals, dedicata a Jean-Claude Izzo. La chicca è Miniera (quella del minatore dal volto bruno che per salvare lui non c’è nessuno). 8
Gianni MURA – “La Repubblica”, 31 dicembre 2006 – I CENTO NOMI DELL’ANNO – Centravanti, tenniste, poeti, cantautori: ecco chi merita di essere ricordato. Nel bene e nel male

“… è una delle produzioni italiane più interessanti di quest’anno. Un concepì album che ha per tema le migrazioni moderne, quelle che ogni giorno toccano le nostre coste. Più famoso in Francia che da noi, Testa affronta questo tema senza demagogia, cercando di descrivere le ragioni, dure e sofferte, che portano alla partenza, le conseguenti difficoltà per attraversare deserti e mari, e il senso di sradicamento e di smarrimento che la migrazione porta con sé…”

Riccardo Santangelo – “Amadeus”, dicembre 2006

“… Gianmaria Testa firma uno dei migliori dischi d’autori dell’annata. Da questa parte del mare è un album a tema sulle migrazioni dei popoli… testi bellissimi, voce scarna che emoziona, musiche che Bill Frisell, Greg Cohen, Paolo Fresu e gli altri musicisti fanno volare. Capolavoro di testa e di cuore”.

R.C. – “Tribe”, dicembre 2006

“… Un album sentito, sofferto e “di peso” per i temi trattati e gli arrangiamenti un po’ cupi, ma di una bellezza indiscutibile”.

Furio Sollazzi – “Strumenti Musicali”, dicembre 2006

“Concept dedicato alle migrazioni moderne: Testa ha impiegato diversi anni per realizzarlo e ha fatto bene: all’estero (soprattutto in Francia) si sono accorti di lui da un pezzo. Arrangiamenti e musicisti ad hoc, Bill Frisell completa l’opera”

Marco Fecchio – “D, La Repubblica delle donne”, 13 gennaio 2006